…se tutti facessimo un po’ di silenzio… forse qualcosa potremmo capire
di Raffaella Schirò
“Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio… forse qualcosa potremmo capire”.
“La voce della luna” – Federico Fellini
Non una stanza, confinata da pareti di cemento e preconcetti, semmai “un rifugio mentale dove ognuno di noi può avere un’opportunità”.
Un luogo dove “sentirsi liberi dall’odio e con l’anima purificata. Voler bene a tutti, anche a chi si comporta male, rivedendo i propri errori e desiderando di non commetterne più. Sentirsi sereni e non volere nient’altro”.
A parlare sono giovani adolescenti, ragazzi cresciuti a pane e play station che durante le ore scolastiche si misurano con uno stato da molti percepito con disagio, tollerato con timore se non terrore, dimenticato e grossolanamente rimpiazzato: il silenzio.
Succede nella mia città, dove il caos scandisce l’inizio e la fine delle giornate, la gente urla quando dovrebbe parlare, i clacson hanno preso il posto delle regole ignorate.
Un rifugio dove ascoltare il silenzio per “stare in pace e guarire le tante ferite dell’anima… un luogo per riflettere e migliorare le nostre vite”.
Succede a Messina che una scuola media come tante, la Enzo Drago, offre ai suoi giovani alunni l’opportunità di raccogliersi in uno spazio molto speciale, dove partecipazione e coinvolgimento vanno al di là d’ogni immaginazione.
I loro pensieri diventano pillole di saggezza impresse su fogli bianchi, sensazioni pure e prive d’ogni filtro che descrivono senza troppi fronzoli la parte più intima e profonda di sé.
Raggiungendo consapevolezze che scavalcano gli abissi esistenti tra adulti e adolescenti, alunni e professori, uomini e donne, eruditi e discepoli.
Le anime si mettono a nudo, trovando nel silenzio le risposte che il rumore sommerge e sbiadisce come conseguenza all’assuefazione che appiattisce giornate tutte uguali.
Vent’anni d’esperienza coi ragazzi seduti tra i banchi, convergono così nella conquista di uno spazio appropriato che si chiama “La stanza del silenzio, del respiro consapevole e della meditazione” messa a disposizione di ragazzi, insegnanti e tutto il personale della scuola.
Renato Accorinti, ideatore del progetto e insegnate d’educazione motoria raccoglie ore e ore di condivisioni su fogli bianchi messi loro a disposizione, neutri contenitori che immortalano le sensazioni provate, sentite, intuite.
“È evidente che ciò che scrivono non è commisurato alla loro cultura, ma è frutto del contatto della parte più profonda e pulita del loro essere” dice il pacifista, noto alle cronache per le sue molteplici attività non violente.
Ma perché il silenzio, il respiro e la meditazione?
“Il silenzio come condizione essenziale per ritrovarci, entrare dentro di noi. Una pratica adottata in tutte le epoche, culture e religioni, oggi quasi dimenticata, con la conseguente perdita dell’equilibrio, dell’obiettività e il senso della nostra stessa esistenza.
Il respiro perché è vita. È la sintesi dell’energia vitale, l’attenzione verso il respiro praticato con consapevolezza nel silenzio aiuta a ottenere il controllo della mente e dà frutti meravigliosi, le tensioni si dissolvono, la serenità e la pace trovano terreno fertile.
La meditazione, perché veicolo dell’esplorazione ed elevazione della parte più sensibile del nostro essere attraverso una pratica antica, profonda e potente, che conduce gradualmente verso la saggezza.
Con la meditazione impariamo a riconoscere il nostro dna spirituale e universale, pacifichiamo la mente e ridimensioniamo l’ego responsabile dei nostri fallimenti umani.”
I ragazzi scoprono un elemento da sempre evitato, liberano pensieri e tensioni, condividono emozioni.
“La meditazione è un massaggio alla nostra anima, una cura, una medicina per lo spirito. Forte stimolo per percepire naturalmente la gentilezza, la tenerezza, la benevolenza, la compassione, la nonviolenza e vivere in armonia con gli uomini, gli animali e la natura. Tutto è nell’attimo presente, tutti apparteniamo alla stessa energia cosmica”.
Con queste parole Renato Accorinti, già nel 2007, solleticava l’allora Presidente della Camera Fausto Bertinotti che, venuto a conoscenza della singolare iniziativa -unica nel suo genere-, ideava un progetto analogo proprio a Montecitorio. “Lo spazio della meditazione” un luogo sobrio, essenziale e intenso che strizzava l’occhio alla più nota stanza delle preghiere del Bundestag di Berlino.
Mai attuale come in questo periodo storico, il silenzio potrebbe diventare più eclatante che mai, un esigenza per raggiungere una profonda consapevolezza di sé, una dimensione dove luoghi di lavoro, istituzioni, Comuni, Regioni, Parlamento e luoghi del sapere dovrebbero rappresentare la culla della formazione per un nuovo cambiamento.
[fonte http://www.lagrandetestata.com ]
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